La “digitalizzazione delle imprese”, la “presenza nel web” sono argomenti più che mai attuali a partire dal lockdown del marzo 2020, sia per le istituzioni che per le imprese del mondo dell’arte. Anche per questo settore essere digitali non è più un optional.
“La quasi totalità del mondo dell’arte, dal punto di vista dell’innovazione, è come una prateria, un Far West, una landa desolata non digitalizzata.” Andrea Concas
Come progettare una efficace presenza digitale di un evento d’arte?
Le basi della comunicazione nel web.
- ANALISI. L’analisi permette di ricercare i punti di forza e di far corrispondere reale e virtuale: l’online deve allinearsi allo stile che deve sempre riconoscersi (dal logo al carattere alla scelta tipografica) e agli obiettivi.
- STRATEGIA. Avere obiettivi chiari e una strategia di comunicazione sul sito, il blog, i canali social: non basta un post ogni tanto su Facebook per diventare digitali.
- CONTENUTI. C’è ancora resistenza ma l’web è una grande fonte, dove si possono trovare ricerche autorevoli e interessanti articoli di approfondimento che raggiungono un pubblico diverso e che hanno altri scopi rispetto ad una pubblicazione cartacea, ma che si possono completare (il caso di Kim Seung Hwan alla Braida Copetti, estate 2020).
Nei luoghi dell’arte fino alla pandemia, il contatto, l’esserci fisicamente, non erano in discussione. Poi, si è interrotta la fruizione ma anche il business del mercato dell’arte. In entrambi i casi si è avuta una spinta verso la presenza nel web e verso la comunicazione online, spesso però senza una strategia e la giusta “cassetta degli attrezzi” per gestire una situazione tanto imprevista e complicata.
Il settore dell’arte richiede competenza (conoscerne il linguaggio, ad esempio), preparazione, e – aggiungo – una buona dose di passione. Unire l’arte al digitale è una sfida, che forse ha più fascino di altre.
Il mondo dell’arte fino al marzo 2020 era ancora molto dipendente dalla presenza fisica; cosa è cambiato poi con il lockdown?
Istituzioni, quindi, ma anche gallerie private, mercanti, antiquari non hanno avuto subito una strategia chiara, anche perchè il mondo dell’arte era in ritardo rispetto ad altri settori come la moda o il lusso, dove da tempo esistono invece progetti digitali strutturati. Mentre è chiaro come essere presenti fisicamente, non è chiaro come esserlo virtualmente. Così, proprio a partire dal lockdown ci siamo abituati maggiormente a vedere post e stories su Instagram e Facebook, vernissage digitali, stanze virtuali in cui navigare tra opere e autori e vendite sul web. Musei, gallerie e istituzioni hanno hanno capito che il digitale non è un optional ma una chiave di volta su cui investire. Questo vale anche per il mercato privato dell’arte, dove per galleristi, antiquari, mercanti è altrettanto importante trasferire le proprie opere nel web (ma anche la propria storia e quella degli autori trattati) per rafforzare legami esistenti, attrarre nuovo pubblico e creare nuove opportunità.
C’è un altro aspetto molto importante da considerare: il potere della bellezza dell’arte. All’arte si sono avvicinate molte persone durante la pandemia: non solo studiosi e appassionati, ma uomini e donne che hanno condiviso, cercato, studiato o rispolverato nella memoria movimenti ed autori, e che hanno trovato piacere per gli occhi e conforto.
“Continuiamo a vedere sipari aprirsi online e a esplorare la carrellata di tesori culturali e di capolavori di cui la nostra Italia è ricca, in attesa di dipingere il futuro del nostro Paese con i colori più belli e di poter tornare ad ammirare la bellezza con occhi rinnovati.” Chiara Poselle
Molte attività on line sono iniziate prima della pandemia e durante la pandemia hanno accelerato il passo perchè quando la chiusura è stata più rigida, si è amplificata la presenza nel web e sui social network, con alcuni casi interessanti. I Musei Vaticani, il museo di San Pietroburgo, il Guggenheim di New York, Brera, e molti altri si sono attrezzati attraverso gallerie virtuali, rooms views, lezioni di approfondimento di storia dell’arte (ricordo tra i migliori quelli organizzati dalla Fondazione Guggenheim di Venezia).
Due casi, pre e post lockdown, dove il digitale è stato determinante
Pre lockdown. La Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno sono andati on line in tempi non sospetti con visite virtuali e ricostruzioni 3D (compreso l’impressionante bombardamento della Galleria ottocentesca del 1917) con il progetto “Canova Experience”, innovativa piattaforma creata da Asolana Group per sostenere e valorizzare il patrimonio custodito.
Post lockdown. In occasione della mostra, “Organismi en plein air” di Kim Seung Hwan nel 2020, i visitatori hanno avuto la possibilità di scaricare la scultura Organism 2019-8 sul proprio device attraverso un’applicazione in AR (realtà aumentata), e spostarla nello spazio posizionandola in altri contesti ambientali grazie al lavoro di Segnoprogetto srl.
Infine accenno ad un recente caso in cui l’online ha avuto un ruolo importante e quasi esclusivo, per la comunicazione (tutta online) e la stessa fruizione: l’ultimo manoscritto di Paul Gauguin “Avant et Après”, importantissima acquisizione nel 2020 della Courtauld Gallery di Londra.
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